Il PRP alla spalla è un preparato che si ottiene centrifugando il sangue prelevato dal paziente stesso per depurarlo e separare la componente piastrinica.
Si tratta quindi di un concentrato di piastrine, ricco di fattori di crescita ed utile a stimolare la rigenerazione dei tessuti danneggiati della spalla.
L’infiltrazione di PRP alla spalla è una tecnica che ha il vantaggio di essere caratterizzata da scarsa invasività, che la rende ripetibile molte volte senza alcuna controindicazione.
Essendo materiale autologo, non può produrre reazioni antigeniche di intolleranza o rigetto.
Si esegue in regime ambulatoriale, senza necessità di ricovero.
Il PRP alla spalla
La spalla è l’area del corpo umano che congiunge il braccio con il tronco, attraverso l’articolazione scapolo-omerale.
Questa è una delle articolazioni più delicate dell’intero organismo perché deve permettere l’ampissimo raggio di movimenti di cui necessitano le braccia.
Per questo motivo non è infrequente che sia colpita dall’artrosi e da altre patologie degenerative, che quasi sempre dipendono dal deterioramento dei tessuti connettivi [cartilagini, tendini, legamenti, ecc.], dovuto a traumi o semplicemente all’invecchiamento dei tessuti stessi.
Alcune fra esse sono piuttosto comuni. Le più frequenti sono:
- Sindrome da impingement o conflitto subacromiale: condizione piuttosto dolorosa, causata dallo schiacciamento del tendine del muscolo sovraspinato quando il braccio è sollevato oltre una certa angolazione;
- Tendinite calcifica: determina il graduale deposito di calcificazioni sulla superficie dei tendini. Nonostante sia asintomatica nella maggior parte dei casi, può diventare estremamente dolorosa in seguito, quando progredisce;
- Lesione della cuffia dei rotatori: il danneggiamento della struttura, che serve principalmente a tenere insieme la testa dell’omero e la scapola è frequentemente causa di dolore e cattivo funzionamento della spalla e può essere determinata da traumi o dalla naturale usura dovuta all’invecchiamento;
- Lussazione di spalla: si verifica quando gli elementi che tengono insieme l’articolazione [ad esempio la cuffia dei rotatori o il cercine glenoideo] non funzionano come dovrebbero e la spalla non è più in grado di rimanere stabilmente nella propria sede;
- Spalla congelata: condizione che si accerta quando, nonostante l’assenza di lesioni traumatiche o da stress, l’ispessimento dei tessuti dell’articolazione limita i movimenti che è possibile compiere con il braccio. Il dolore diventa più acuto quando si cerca di superare tale limitazione.
Andrebbe chiarito che la spalla deve essere considerata come un sistema unico, per cui la degenerazione di una parte anatomica causa spesso, per compensazione, il graduale deterioramento di quelle ad essa collegate.
Ecco perché non è raro che queste patologie siano diagnosticate contemporaneamente, nella stessa persona.
Come abbiamo detto, i traumi e l’invecchiamento cellulare contribuiscono alla degenerazione delle superfici e dei tessuti che compongono l’articolazione.
Per questo motivo, da alcuni anni gli specialisti della spalla utilizzano alcune tecniche rigenerative, che sono state inventate dai chirurghi plastici alla fine del secolo scorso per favorire la guarigione di ustioni e cicatrici.
Queste tecniche si basano sull’infiltrazione di cellule autologhe [prelevate dallo stesso paziente], che sono purificate con vari metodi ed utilizzate per favorire la rigenerazione dei tessuti danneggiati.
Hanno una doppia azione: contribuiscono a lenire l’infiammazione ed aumentano il naturale potenziale rigenerativo dei tessuti nei quali sono iniettate.
Per questo motivo, nel definire queste tecniche si parla di medicina rigenerativa.
Le patologie dell’articolazione scapolo-omerale derivano dal deterioramento delle cartilagini, che ne compromette l’importante funzione di lubrificazione all’interno dell’articolazione.
La medicina rigenerativa può essere utilizzata con successo sia nelle prime fasi della degenerazione, per aiutare la guarigione dei tessuti danneggiati ed evitare il ricorso a trattamenti più invasivi, che come supporto alla riabilitazione successiva ad un intervento chirurgico, per favorire tempi di recupero più rapidi ed una maggiore efficacia.
Lipogems alla spalla
La tecnica Lipogems si basa sul prelievo di cellule staminali mesenchimali del tessuto adiposo, attraverso una piccola liposuzione. Queste cellule sono poi trattate per filtrazione, con lo scopo di eliminare le impurità eventualmente presenti, prima di essere applicate, sempre per infiltrazione, alla parte anatomica da rigenerare.
Sono però ancora in corso molti studi clinici su questo specifico argomento e non è ancora possibile avere certezze definitive in merito.
Gli svantaggi del Lipogems rispetto al PRP consistono invece nell’invasività, leggermente maggiore, e nella necessità di affrontare la procedura in sala operatoria.
Le infiltrazioni di PRP alla spalla
Idealmente, non esistono pazienti cui la medicina rigenerativa non sia di giovamento. È però vero che le potenzialità di rigenerazione si riducono gradualmente con l’età e nei pazienti più anziani è quindi prevalente l’azione antinfiammatoria, rispetto a quella rigenerativa.
D’altra parte, la bassa invasività e gli effetti secondari quasi inesistenti rendono la medicina rigenerativa estremamente sicura, se è praticata da specialisti. I risultati si possono apprezzare dopo qualche tempo dalla fine del trattamento.
Le uniche vere controindicazioni sono per i pazienti che soffrono di infezioni serie, malattie autoimmuni o tumori, perché i trattamenti potrebbero avere effetti negativi su queste patologie.
Anche le donne in gravidanza non sono considerate possibili candidate a questo trattamento.
Limiti del PRP alla spalla
Le tecniche di medicina rigenerativa sono in grado di massimizzare il potenziale rigenerativo e placare l’infiammazione presente nelle articolazioni.
Come abbiamo detto, la seconda proprietà è sempre riscontrabile, mentre la prima può essere notevolmente limitata dall’età avanzata del paziente e questa è una caratteristica da tenere in considerazione nel valutare gli esiti di una procedura.
Trattandosi di tecniche relativamente nuove, che probabilmente hanno ancora molte potenzialità da sviluppare, è normale che abbiano stimolato l’immaginazione di molti fra noi.
Considerando “l’altra faccia della medaglia”, è doveroso specificare che la medicina rigenerativa non consente di ricreare dal nulla strutture anatomiche troppo deteriorate o addirittura non più esistenti.
Come ho spiegato, i meccanismi che la caratterizzano non sono ancora completamente noti e non è sempre facile capire i motivi per i quali non ha la stessa efficacia in tutti i pazienti.