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La calcificazione della spalla si manifesta con un dolore molto intenso, senza alcuna giustificazione apparente.

La calcificazione è un processo degenerativo che interessa i tendini della spalla ed è caratterizzata dalla formazione di depositi di calcio sulla superficie dei tessuti connettivali dei tendini che provoca un forte dolore.

La calcificazione

calcificazione spalla

La calcificazione alla spalla è un deposito di calcio che si sedimenta all’interno del tessuto tendineo della cuffia dei rotatori.

È una delle condizioni patologiche che colpisce più spesso la spalla.

Si verifica in presenza di alcuni fattori, fra i quali l’infiammazione e la predisposizione genetica.

Sulla superficie dei tendini si forma una calcificazione che, quando i tendini scorrono l’uno contro l’altro, aumenta considerevolmente l’attrito e possono in alcuni casi provocare lesioni sulla superficie dei tendini stessi.

Le calcificazioni si possono formare su tutti i tendini ma sono particolarmente frequenti ed insidiose quando interessano i tendini della cuffia dei rotatori: gli spazi ristretti entro i quali questi tendini agiscono e la frequenza con la quale utilizziamo le braccia rendono molto più rapido e doloroso il loro processo di deterioramento.

Il tendine del muscolo sovraspinato e quello del muscolo sottospinato (in misura minore) sono quelli colpiti più frequentemente da calcificazione.

Sebbene non vi siano certezze scientifiche sui motivi di questo dato, si pensa che la scarsa irrorazione di sangue delle strutture che compongono la cuffia dei rotatori sia una delle cause principali della formazione di calcificazioni.

I sintomi di una calcificazione alla spalla

calcificazione alla spalla

Come ho accennato, la cuffia dei rotatori è una delle sedi più comuni e dolorose per la calcificazione dei tendini della spalla.

In particolare, la spalla destra è colpita in modo più frequente, per via della tendenza ad un maggiore utilizzo (per le persone mancine, vale chiaramente la considerazione opposta).

È da tenere presente che in molti casi la tendinite calcifica non manifesta alcun sintomo distinguibile; spesso diventa sintomatica solamente, provocando un forte dolore, quando i tendini ed il tessuto molle circostante sono già stati indeboliti e danneggiati dalle calcificazioni.

La principale causa della calcificazione è l’infiammazione cronica. Non tutte le tendiniti, però, provocano le calcificazioni: quando si sviluppano calcificazioni, si parla, appunto, di tendinite calcifica.

L’infiammazione può essere accelerata in modo significativo nei casi di pazienti che si sottopongono ad attività lavorative manuali pesanti oppure a pratica sportiva troppo frequente (come nei casi degli sportivi professionisti).

Tuttavia, anche i periodi di lunga inattività, come quelli dovuti ad un infortunio o ad un’operazione chirurgica, possono favorire la comparsa di calcificazioni.

Secondo le statistiche epidemiologiche, le donne in età adulta sono il tipo di paziente più colpito da questo problema.

In particolare, alcune condizioni abbastanza frequenti nelle donne nella fascia d’età fra i 50 ed i 70 anni, come:

  • gli squilibri ormonali;
  • le malattie che colpiscono la tiroide;
  • alcune patologie autoimmuni,

sono considerati importanti fattori di rischio per la periartrite, altro nome con cui viene definita la tendinite calcifica, che comporta l’infiammazione e quindi aumenta notevolmente il rischio di calcificazione.

Le fasi di una calcificazione ai tendini della spalla

calcificazione tendini spalla

Si possono distinguere tre fasi principali di questa patologia:

  • la fase di formazione, durante la quale le cellule del tendine si modificano per un processo detto di “metaplasia”, trasformandosi in cellule produttrici di calcio;
  • la fase di calcificazione, in cui nei piccoli solchi creati dalle lesioni, si depositano i sali di calcio;
  • la fase di riassorbimento, di solito più dolorosa della prima, in cui il deposito di calcio si ammorbidisce gradualmente, risolvendosi spesso in modo spontaneo.

I danni provocati dalle calcificazioni rendono però probabile la recidiva del problema, fino a quando i tessuti non siano stati riparati.

I rimedi di una calcificazione alla spalla

calcificazioni spalla rimedi

Le calcificazioni raramente sono la causa primaria del problema.

Questa va ricercata invece nell’infiammazione, che può essere conseguenza di un sovrautilizzo, di un danno pregresso o di una combinazione di questi due fattori) e nelle sue origini.

Come abbiamo detto prima, infatti, la principale causa è l’infiammazione cronica dei tendini.

In ogni caso, considerando che quando i sintomi si manifestano le lesioni tendinee si sono già verificate, il lavaggio endoscopico, che scioglie la calcificazione, risolve il problema solo temporaneamente: risolve quindi le conseguenze e non le cause.

Nel medio-lungo periodo la debolezza indotta dalle lesioni causerà infatti la formazione di nuove calcificazioni.

Se i tendini della cuffia dei rotatori presentano lesioni significative, l’unica soluzione a lungo termine è un intervento chirurgico di ricostruzione dei tendini lesionati.

Solo nei rari casi in cui la patologia è diagnosticata in fase precoce, quando i danni ai tessuti non sono ancora importanti, è possibile evitare la procedura chirurgica e ricorrere ad un approccio più conservativo.

Esercizi

calcificazione spalla esercizi

Le misure preventive per la tendinite calcifica possono essere:

  • fisioterapia;
  • riposo;
  • supporto con ausili.

Consiglio caldamente di non intraprendere una terapia conservativa senza prima essersi sottoposti a una visita specialistica, in quanto queste misure, se non necessarie, possono seriamente danneggiare i tendini.

Alcuni studi clinici hanno evidenziato come l’importanza di questi esercizi possa essere paragonabile a quella dell’assunzione di farmaci antinfiammatori.

Dedicare dieci minuti alla salute delle proprie spalle può essere utile sia a chi è nella fase di riabilitazione da un infortunio, che a chiunque voglia lavorare sulla prevenzione di simili problemi.

Onde d’urto

La Tecar è un tipo di terapia fisica che viene utilizzata con successo da oltre 15 anni per il trattamento di lesioni dei tessuti molli.

La tecarterapia sfrutta il principio del condensatore: stimolando il tessuto danneggiato o infiammato migliora l’irrorazione di sangue al tessuto stesso, stimolandone la guarigione.

La tecarterapia può essere utilizzata come unico trattamento in casi di lesioni parziali e non troppo profonde o come ausilio al trattamento chirurgico nella fase si riabilitazione postoperatoria.

Attraverso questa tecnica è possibile trattare le lesioni più lievi senza ricorrere alla chirurgia o stimolare il processo di guarigione dopo un eventuale intervento chirurgico ricostruttivo.

Intervento chirurgico

Una delle situazioni che più frequentemente mi capita di vedere in ambulatorio è proprio un paziente che ha avuto più episodi di tendiniti calcifiche, trattate molto spesso con onde d’urto, o ancora con la vecchia metodica di infiltrazione di cortisone.

Il beneficio momentaneo non risolve il problema che dopo qualche tempo tenderà a ripresentarsi.

In alcune situazioni venivano anche eseguiti dei lavaggi endoscopici sotto guida ecografica proprio perché la calcificazione veniva considerata come elemento principale del problema.

A differenza delle onde d’urto e dei lavaggi sotto guida ecografica, che si preoccupano essenzialmente di eliminare la calcificazione, la chirurgia artroscopia permette di risolvere la causa del problema, in quanto elimina sì la calcificazione e l’eventuale attrito dell’acromion ricurvo, ma soprattutto ripara il tendine lesionato o disinserito dalla testa omerale.

L’intervento si effettua, se possibile, con procedura artroscopica, per abbreviare i tempi di recupero e minimizzare le dimensioni della cicatrice chirurgica.

Questa procedura consente di rimuovere i depositi di calcio, riparare il tendine lesionato e permette di trattare ulteriori lesioni, spesso non visibili.

I tempi di recupero

In seguito all’intervento, l’efficacia ed i tempi del pieno recupero delle funzionalità dipendono molto dall’impegno del paziente nel perseguire con diligenza il programma di riabilitazione proposto dagli specialisti del team medico.

Il braccio deve rimanere immobilizzato dal tutore rigido all’incirca per trenta giorni.

Una volta trascorso questo tempo, sarà comunque il medico ad autorizzare la ripresa delle attività che hanno un alto impatto sulla spalla, come sollevare pesi o praticare attività sportiva.

La riabilitazione della muscolatura del braccio e della spalla è particolarmente rilevante nell’impedire che in futuro il paziente possa essere soggetto ad altre lesioni o recidive.