Le infiltrazioni alla spalla sono una delle diverse soluzioni che vengono adoperate in campo ortopedico per la cura del dolore alla spalla dovuto principalmente alla tendinite calcifica.
In questo articolo parleremo, appunto, delle infiltrazioni di cortisone alla spalla, per capire in che modo agiscono e quali benefici possono portano.
Prima di entrare nel dettaglio, è necessario fare una breve premessa sull’anatomia della spalla e sulla tendinite calcifica, per avere chiaro il funzionamento delle infiltrazioni di cortisone.
Il dolore alla spalla
La spalla è un importante complesso articolare che unisce la scapola con l’omero.
La cuffia dei rotatori è la struttura anatomica che la stabilizza, impedendo che la testa dell’omero fuoriesca dalla cavità glenoidea, la superficie concava all’estremità della scapola nella quale è incastrata.
Per via dell’ampiezza dei movimenti che dev’essere in grado di garantire, questa articolazione è particolarmente suscettibile a traumi ed infortuni.
L’instabilità della spalla è una condizione, infatti, piuttosto comune, specialmente nelle persone che hanno superato l’età giovanile.
L’infiammazione dei tendini che formano la cuffia dei rotatori è sicuramente una delle cause più comuni di dolore alla spalla, che se ignorata può portare a tendinite calcifica o periartrite.
Vediamo brevemente di cosa si tratta e in che modo possono essere utili le infiltrazioni di cortisone in questa condizione.
Quando l’infiammazione è trascurata o comunque non è trattata come sarebbe necessario, le condizioni anomale dell’articolazione rendono più probabile la formazione di calcificazioni sulla superficie dei tendini.
Queste calcificazioni sono talvolta erroneamente ritenute la causa principale dell’infiammazione; ne sono invece un effetto, e come tali andrebbero considerate.
D’altra parte, è vero che la presenza di calcificazioni alimenta ulteriormente l’infiammazione, dando luogo, appunto, alla tendinite calcifica o periartrite.
Questa patologia è particolarmente insidiosa perché può determinare in tempi relativamente brevi lo sfilacciamento o addirittura lo strappo dei tendini stessi, un problema assai più serio da affrontare rispetto alla semplice infiammazione.
Di solito, il sintomo principale della tendinite calcifica è un dolore intenso, localizzato nella parte anteriore e laterale della spalla, che talvolta è presente anche quando il braccio è completamente a riposo.
Il dolore diventa più acuto quando il paziente tenta di alzare il braccio sopra la testa; la condizione può aggravarsi gradualmente fino a rendere completamente impossibile sollevare il gomito oltre un certo livello.
Questa patologia può attraversare diverse fasi, la più dolorosa delle quali è certamente quella di riassorbimento, che precede la guarigione. Le calcificazioni colpiscono di solito il tendine sovraspinato o, più raramente, il sottospinato.
La tendinite calcifica non è semplicissima da trattare ed alcuni medici consigliano trattamenti come le onde d’urto focali, il lavaggio endoscopico o le infiltrazioni di cortisone.
L’effetto di controllo dei sintomi dato da queste metodiche può spesso trarre in inganno il paziente, in quanto agisce sul dolore, facendo credere che il problema sia in via di risoluzione.
Le infiltrazioni alla spalla
Le infiltrazioni di cortisone sono utili in quanto hanno proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche.
Possono essere utili nelle primissime fasi dell’infiammazione: tuttavia non vanno portate avanti per molto tempo e spesso le infiltrazioni alla spalla non sono la risoluzione della patologia.
Perché? Nella maggioranza dei casi, sciogliere le calcificazioni e liberare l’articolazione risolve la patologia solo temporaneamente, perché esse non hanno a che vedere con la eziopatogenesi, ovvero con il motivo per il quale si genera la patologia.
I danni provocati dall’infiammazione e poi dalle calcificazioni non si riparano senza ricorrere all’intervento chirurgico, a meno che i tessuti non si rigenerino spontaneamente, cosa che avviene solo se il danno è molto lieve.
Intervento chirurgico
L’approccio artroscopico, quando è possibile, è sempre l’opzione preferenziale per questo tipo d’intervento perché grazie all’aiuto di un potente microscopio è possibile la valutazione accurata di tutte le lesioni tendinee, che possono essere quindi riparate attraverso piccole incisioni.
Oltre ad eliminare le calcificazioni, l’intervento ha infatti lo scopo di analizzare la situazione di tutte le parti anatomiche che compongono l’articolazione, proprio per evitare che ci possano essere fastidiose ricadute nel giro di pochi mesi.
La spalla andrebbe sempre considerata come un unico sistema, nel quale la “rottura” di un elemento provoca il deterioramento di tutti quelli ad esso collegati.
Una “revisione” completa è quindi l’unico modo per assicurarsi che non ci siano altri malfunzionamenti a medio termine.
Riabilitazione e convalescenza
I tempi di recupero dagli interventi alla cuffia dei rotatori sono notevolmente ridotti da quando l’artroscopia è diventata l’opzione più utilizzata. Il braccio deve essere immobilizzato per circa quattro settimane ma la ferita operatoria è molto limitata.
La riabilitazione della muscolatura è parte integrante della terapia e va effettuata con impegno e disciplina per ottenere il miglior risultato possibile dall’intervento chirurgico.
È importante seguire diligentemente le indicazioni specialistiche ed il programma formulato dal fisioterapista. Il recupero della funzionalità articolare si raggiunge pienamente a circa sei mesi dalla data dell’operazione.