Anche se vedo molti pazienti ogni giorno, per via della mia passione per lo sport non posso non essere orgoglioso del lavoro che svolgo al servizio di quegli sportivi che difendono i colori azzurri nel mondo. Ovviamente questo discorso diventa ancor più significativo se si parla di qualcuno che è stato capace di vincere una medaglia olimpica, certamente grazie al duro lavoro che ha affrontato per recuperare dal proprio infortunio, ma (mi piace pensarlo!) anche per merito della buona riuscita dell’intervento che abbiamo concordato.
Chi è Federico Pellegrino
Federico Pellegrino è originario di Nus (AO); classe 1990, che sia un atleta speciale glielo si può leggere negli occhi la prima volta che lo si incontra. I fondisti debbono essere dotati di una particolare determinazione per riuscire nella loro disciplina, che a parte la naturale predisposizione fisica alla fatica ed alla coordinazione dei gesti richiede impegno e costanza fuori dal comune.
Da vero campione qual è, Federico è capace di performance eccezionali proprio quando conta di più: è stato capace di trionfare nella coppa del mondo 2016 e di conquistare l’oro individuale e l’argento a squadre nel campionato mondiale 2017.
Il nostro incontro
Incontrai Federico quando era poco più che ventenne, verso la fine del 2011. Il medico che lo seguiva gli consigliò di rivolgersi ad uno specialista per un infortunio della spalla che, pur non essendo grave, se trascurato avrebbe potuto creargli difficoltà non indifferenti nel proseguire la sua carriera sportiva.
I legamenti della spalla sono piuttosto delicati e l’instabilità che è causata dalla loro usura, che in questo caso derivava certamente dall’eccessivo allenamento, è un problema persino per chi non usi braccia e spalle per l’attività sportiva; per un atleta del suo livello il trattamento è una necessità improrogabile, proprio allo scopo di evitare ulteriori degenerazioni e quindi tempi di riposo e di recupero più lunghi.
La diagnosi
Non appena visitai il giovane campione, grazie al risultato degli esami diagnostici, mi resi conto che la situazione andava risolta con l’approccio chirurgico: si trattava infatti di una lacerazione antero-posteriore del labbro glenoideo superiore, più semplicemente chiamata lesione SLAP (dall’inglese: “Superior Labral tear from Anterior to Posterior”).
È una lesione che interessa il labbro glenoideo, una specie di guaina di tessuto connettivo che serve a rinforzare la stabilità della spalla, impedendo che la testa dell’omero (l’osso che sostiene la parte superiore del breccio) scivoli fuori dalla cavità nella quale è alloggiata. Si tratta di un infortunio che, vista la dinamica dello sport praticato da Federico, deriva certamente dall’eccessivo stress dovuto ai duri allenamenti affrontati.
La SLAP lesion e instabilità di spalla
La lesione che il giovane atleta si era procurata può giocare un ruolo cruciale nel determinare l’instabilità della spalla e portare alla lussazione sistematica della stessa. Il punto è che la spalla è un complesso articolare le cui componenti sono interdipendenti, quindi una lesione simile potrebbe portare, con il tempo, alla degenerazione delle altre strutture tendinee, muscolari ed ossee del complesso articolare stesso, rovinandole in modo significativo, che in certi casi potrebbe persino diventare irrimediabile.
Dal momento che braccia e spalle sono il principale mezzo di locomozione di un fondista, è ovvio che la carriera sportiva di Federico rischiasse per lo meno di subire un lungo stop. In una simile situazione, era assolutamente necessario curare ogni dettaglio alla perfezione perché il ragazzo non perdesse nemmeno una settimana in più del tempo indispensabile per il suo pieno recupero fisico.
L’intervento chirurgico
La riparazione del tessuto connettivo interessato dalla lesione si effettua quasi sempre in artroscopia, attraverso una procedura che richiede circa 90 minuti e si può effettuare senza necessità di degenza ospedaliera. La buona riuscita dell’intervento chirurgico non dipende solamente dalla capacità dello specialista ma anche dalla stretta osservanza delle indicazioni che vengono date al paziente per la riabilitazione dell’articolazione interessata.
Per 6-10 settimane, è indispensabile svolgere gli esercizi richiesti con diligenza per ottenere il pieno recupero della funzionalità e perché la spalla torni ad avere la stessa forza e solidità che aveva precedentemente all’infortunio. Nonostante la giovanissima età, essendo uno sportivo Federico Pellegrino conosceva molto bene questa necessità. Dopo aver avuto il parere positivo mio e dei medici sportivi che lo seguono quotidianamente, riuscì a tornare ad allenarsi a pieno ritmo in tempi brevissimi, quasi di record.
Le vittorie dopo l’intervento
L’impegno profuso nel periodo di riabilitazione diede i suoi frutti quasi subito: dopo meno di un anno dall’intervento chirurgico, il campione valdostano conquistò l’oro nel campionato del mondo Under 23 di specialità in Slovenia, mentre arrivavano i primi successi a livello senior, con la vittoria in alcune tappe della coppa del mondo di categoria.
L’argento alle olimpiadi invernali 2018
Il successo più grande della sua carriera di fondista, comunque, è recentissimo. Federico è maturato, diventando con il tempo uno dei massimi interpreti della specialità dello sprint a livello mondiale. Nelle ultime olimpiadi, che si sono svolte a Pyeongchang, si è classificato secondo dietro al norvegese Johannes Klæbo. È stato il primo italiano in assoluto ad arrivare così in alto sul podio (dopo il bronzo di Cristian Zorzi nel 2002).
Le parole che mi ha dedicato
La cosa che mi ha fatto più piacere è stata una sua breve telefonata di ringraziamento, che ho ricevuto a qualche giorno dal suo rientro in Italia, a seguito del grande successo che ha conseguito nelle olimpiadi invernali. Nonostante siano passati anni dal nostro primo incontro, Federico si è ricordato del buon lavoro che avevo svolto nel curare la sua spalla ed ha voluto testimoniare la sua gratitudine, regalandomi così una soddisfazione davvero senza prezzo.