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L’acromionplastica è uno dei trattamenti per la risoluzione della sindrome da impingement alla spalla, è condizione debilitante che può limitare notevolmente la qualità della vita di chi ne è affetto.

Spesso causata dalla compressione dei tendini della cuffia dei rotatori tra l’acromion e la testa dell’omero, questa patologia può provocare dolore cronico, rigidità e perdita di funzionalità articolare.

L’acromion è una delle sezioni anatomiche delle quali è composta la scapola, l’osso piatto e di forma triangolare che costituisce una parte fondamentale dell’articolazione della spalla.

Più precisamente, l’acromion è la parte della scapola che si articola con la clavicola (articolazione acromioclavicolare) e costituisce la propaggine terminale della spina scapolare.

L’articolazione acromioclavicolare è piuttosto delicata perché viene sollecitata spesso, come per esempio negli sport di contatto o in quelli per i quali è importante l’uso delle braccia. Gli sport di lancio ed il sollevamento pesi sono attività particolarmente stressanti per questa articolazione.

L’acromionplastica

conflitto subacromiale

L’acromionplastica è un intervento chirurgico progettato per alleviare la sindrome da impingement alla spalla.

In questa procedura, il chirurgo interviene per rimodellare o rimuovere parte dell’acromion, la parte superiore dell’omero, al fine di creare più spazio per i tendini della cuffia dei rotatori.

L’obiettivo è ridurre il conflitto (ecco perché si chiama sindrome da conflitto) tra i tessuti molli e le strutture ossee, consentendo una migliore mobilità e riducendo il dolore associato.

Infatti, ogni volta che trasportiamo un peso o solleviamo il braccio oltre una certa angolazione, si restringe momentaneamente lo spazio fra acromion e testa dell’omero; in questo modo, aumenta l’attrito dell’articolazione sulla borsa acromiale, dentro la quale scorrono i tendini dei quattro muscoli (sopraspinato, sottospinato, piccolo rotondo e sottoscapolare) che formano la cuffia dei rotatori.

Con il tempo, l’attrito può dare luogo a fenomeni infiammatori ed aderenze fra le superfici articolari.

Il dolore che caratterizza questa sindrome da impingement si avverte quando l’angolazione del braccio rispetto al corpo supera un certo livello (di solito intorno ai 60°) e può causare un ridotto utilizzo dell’articolazione.

Se il conflitto subacromiale non è risolto attraverso una terapia appropriata, il ridotto utilizzo dell’articolazione, causato dal dolore, rende sempre più gravi le aderenze e le calcificazioni, conducendo ad un vero e proprio circolo vizioso che causerà lo sfilacciamento o addirittura la rottura dei tendini stessi.

Quando si verificano queste degenerazioni, i danni che si riscontrano possono essere molto seri: la perdita di tono della muscolatura e la ridotta funzionalità dell’arto richiedono interventi complessi e lunghi tempi per la riabilitazione. Per scongiurare la possibilità che la situazione si aggravi ulteriormente ed il dolore influenzi la qualità della vita del paziente è quindi molto importante che quando si presenta questa patologia sia riconosciuta, diagnosticata e trattata nel tempo più breve possibile, attraverso la consulenza di un medico specializzato.

Artrite reumatoide e patologie del metabolismo come la gotta possono essere importanti fattori di rischio per la sindrome da conflitto subacromiale, ma esistono molti altri fattori di rischio per questa patologia; di solito, non è un singolo fattore ma la combinazione fra essi a scatenare l’infiammazione che porta alla borsite subacromiale e in seguito alla sindrome da conflitto.

Essere predisposti in generale ad artrosi o all’infiammazione dei tendini, per esempio, è certamente un fattore da tenere in considerazione, così come svolgere lavori o attività sportive usuranti dal punto di vista fisico o aver subito traumi ripetuti.

Anche alcune peculiarità anatomiche, come una conformazione “ad uncino” dell’acromion o la tendenza generale alla formazione di osteofiti, contribuiscono di frequente a causare l’infiammazione che determina la patologia.

La naturale degenerazione dei tessuti causata dall’avanzare dell’età ed il ridotto apporto di sangue alla struttura anatomica (che può essere dovuto per esempio a problemi di natura cardiocircolatoria) completano il quadro dei fattori di rischio più frequenti per il conflitto subacromiale, sebbene il ruolo della scarsa irrorazione di sangue in questa patologia sia ancora da indagare pienamente.

Le indicazioni per l’acromionplastica

Il dolore alla spalla ed al braccio e la limitazione dei movimenti dell’arto stesso sono i principali sintomi della sindrome da conflitto subacromiale. Il dolore di solito esordisce lentamente e può emergere in seguito di un trauma, talvolta anche molto piccolo.

In seguito all’insorgenza del dolore, poco alla volta si verifica una limitazione al raggio dei movimenti che sono possibili; il dolore stesso inizia a manifestarsi anche a riposo e ad interferire con la qualità della vita del paziente, per esempio rendendo più difficile prendere sonno.

Come abbiamo visto, negli stadi più avanzati della patologia il circolo vizioso formato dal dolore cronico e dalla limitazione dei movimenti può portare alla formazione di aderenze e calcificazioni, che diventano gradualmente più difficili da risolvere, allungando i tempi di trattamento e la riabilitazione.

La diagnosi di sindrome da impingement subacromiale prevede l’esecuzione di alcuni test fisici durante la visita (si usano spesso il test di Neer, il test di Yocum e il test di Jobe).

Una volta accertata la diagnosi, si possono utilizzare esami di diagnostica per immagini come la TAC, la Risonanza magnetica o l’ecografia per valutare pienamente i danni subiti dall’articolazione.

Prima di sottoporsi a un’acromionplastica, è essenziale una valutazione accurata da parte di un chirurgo ortopedico specializzato.

Le indicazioni per questa procedura di solito includono la mancata risposta ai trattamenti conservativi, come la terapia fisica, le iniezioni di corticosteroidi e le modifiche dello stile di vita.

I pazienti che continuano a sperimentare dolore persistente, perdita di funzionalità o limitazioni nella gamma di movimento della spalla possono essere candidati idonei per l’acromionplastica.

L’intervento chirurgico di acromionplastica

L’acromionplastica viene eseguita in ambiente ospedaliero sotto anestesia generale o locale, a seconda delle preferenze del paziente e del chirurgo.

Durante l’intervento, viene praticata un’incisione sopra la spalla, attraverso la quale il chirurgo ottiene accesso all’articolazione.

Successivamente, viene eseguita la rimozione o la modifica dell’acromion per creare uno spazio adeguato per i tendini della cuffia dei rotatori. In alcuni casi, possono essere eseguite altre riparazioni, come la sutura dei tendini danneggiati.

Il chirurgo ortopedico specializzato effettua spesso una procedura che combina la regolarizzazione dell’articolazione acromioclavicolare con la riparazione della cuffia dei rotatori.

Se è possibile, l’intervento si effettua in artroscopia, una tecnica che consente di ridurre l’impatto estetico dell’intervento ed accorciare i tempi della riabilitazione postoperatoria, pur mantenendo l’efficacia della procedura classica “a cielo aperto”.

La riabilitazione Post-Operatoria

La riabilitazione è una parte essenziale del processo di recupero dopo un’acromionplastica.

Un programma di riabilitazione personalizzato, supervisionato da un fisioterapista esperto, può aiutare il paziente a ripristinare la forza muscolare, la flessibilità e la stabilità della spalla.

Gli esercizi di stretching, di rafforzamento e di mobilizzazione sono fondamentali per ottimizzare i risultati della procedura chirurgica e prevenire complicazioni a lungo termine.

I tempi di recupero

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I pazienti che si sottopongono a un’acromionplastica spesso riportano una significativa riduzione del dolore e un miglioramento della funzionalità della spalla. Rimuovendo l’ostacolo che causa l’impingement, la procedura può consentire al paziente di riprendere le attività quotidiane e sportive con maggiore comfort e sicurezza. Questo può avere un impatto positivo sulla qualità della vita complessiva e sul benessere psicologico del paziente.

Il periodo di tempo necessario al completo recupero della funzionalità dell’articolazione interessata può essere molto variabile. È sicuramente influenzato dalla rapidità con la quale il problema viene diagnosticato e trattato e dall’età, ma anche da costanza e determinazione con le quali il paziente affronta la riabilitazione, giorno dopo giorno.

Se il problema non necessita di trattamento chirurgico, si dovrebbe risolvere attraverso l’assunzione di antinfiammatori, l’applicazione di ghiaccio e gli esercizi di fisioterapia, di solito in un tempo compreso fra 2 e 4 settimane.

Per il recupero da un intervento chirurgico i tempi sono altrettanto variabili ma ovviamente più lunghi: in media, intercorrono circa tre mesi fra il giorno dell’intervento e la guarigione completa, con pieno recupero delle possibilità di movimento.

Molte persone che si sottopongono a un’acromionplastica riportano un significativo miglioramento dei sintomi e una maggiore soddisfazione rispetto alla loro qualità di vita complessiva.

Tuttavia, è importante comprendere che il successo a lungo termine dipende dalla dedizione del paziente alla riabilitazione e al mantenimento di uno stile di vita sano.

Seguire le indicazioni del chirurgo e del fisioterapista, evitare sovraccarichi eccessivi sulla spalla e adottare abitudini posturali corrette possono contribuire a massimizzare i benefici a lungo termine dell’acromionplastica.

Molte persone che si sottopongono a un’acromionplastica riportano un significativo miglioramento dei sintomi e una maggiore soddisfazione rispetto alla loro qualità di vita complessiva.

Tuttavia, è importante comprendere che il successo a lungo termine dipende dalla dedizione del paziente alla riabilitazione e al mantenimento di uno stile di vita sano.

Seguire le indicazioni del chirurgo e del fisioterapista, evitare sovraccarichi eccessivi sulla spalla e adottare abitudini posturali corrette possono contribuire a massimizzare i benefici a lungo termine dell’acromionplastica.