La cuffia dei rotatori è una struttura composta dai tendini dei quattro muscoli:
- sovraspinato;
- sottospinato;
- piccolo rotondo;
- sottoscapolare,
che concorrono a muovere l’articolazione fra l’omero, l’osso che sostiene la parte superiore del braccio, e la scapola.
I tendini si congiungono, “arrotolandosi” intorno all’articolazione in una forma che ricorda per l’appunto quella di una cuffia.
Questa struttura è molto importante perché permette di mantenere le superfici articolari a contatto, conferendo all’articolazione la stabilità necessaria per permettere alla testa dell’omero di rimanere nel suo alloggiamento naturale all’interno della cavità glenoidea, un’escrescenza ossea posta all’estremità della scapola.
L’anatomia della spalla, il complesso articolare che congiunge il tronco al braccio, è piuttosto complessa e interessa un numero significativo di elementi.
Questa complessità riflette la grande libertà di movimento che deve essere consentita al braccio per svolgere le molte diverse funzioni cui si presta nella vita di ogni giorno.
Le lesioni alla cuffia dei rotatori
La spalla è in generale un complesso articolare piuttosto solido e i tipi di lesione alla cuffia dei rotatori possono essere diversi; può però capitare che la cuffia dei rotatori si danneggi in seguito ad un trauma (come quello che, per esempio, può verificarsi in conseguenza di una caduta o di un incidente stradale): in questo caso la lesione sarà classificata come acuta.
Se si è invece danneggiata per via del lento logoramento dei tessuti, causato da un utilizzo eccessivo (come capita talvolta agli atleti o a chi svolge professioni usuranti dal punto di vista fisico), si parlerà di lesione di tipo degenerativo.
Le lesioni si possono classificare in modo differente anche a seconda della loro profondità: si dicono lesioni parziali quelle che interessano solo una parte del tessuto tendineo, mentre quelle che sono denominate “a tutto spessore” sono dette in questo modo perché il tendine coinvolto è completamente strappato. La classificazione delle lesioni è utile a indicare allo specialista la strategia più adatta alle esigenze del singolo paziente.
La lesione del sovraspinato
Fra i quattro che compongono la cuffia dei rotatori, il tendine del sovraspinato è senz’altro quello più soggetto ad infiammazione e a lesioni, perché ha il delicato compito di permettere all’arto di compiere la prima parte del proprio movimento, dalla posizione verticale (a riposo) fino a circa 80°-90° di inclinazione rispetto al resto del corpo.
I sintomi della cuffia dei rotatori
Il dolore causato da una lesione della cuffia dei rotatori spesso si manifesta solamente quando il braccio viene sollevato oltre una certa angolazione.
La sensazione di limitazione dei movimenti del braccio spesso si accompagna al dolore come sintomo più riconoscibile di una lesione della cuffia dei rotatori.
Il continuo utilizzo della spalla nella vita quotidiana può determinarne l’infiammazione che è un fattore che aumenta il rischio di incorrere in lesioni di tipo degenerativo ma anche quello che, in seguito ad un trauma, si verifichi una lesione acuta.
Le cause
Poichè l’infiammazione è uno dei principali fattori di rischio, come ho accennato prima le categorie di persone più a rischio di sviluppare una lesione sono quelle che svolgono attività che prevedono l’utilizzo continuo delle braccia, specialmente se queste debbono essere sollevate: sportivi come i cestisti, i pallavolisti, i lanciatori, i ginnasti ma anche imbianchini, muratori e magazzinieri.
Per via del naturale processo di invecchiamento cellulare, inoltre, il rischio tende ad aumentare con l’avanzare dell’età: ovviamente, a 30 anni i tessuti sono più elastici e resistenti che a 50 o a 70.
La diagnosi
Lo specialista effettua la diagnosi nel corso della visita medica, attraverso dei test che si effettuano durante l’esame fisico del paziente.
La diagnosi dovrà poi essere confermata ed approfondita attraverso esami di diagnostica per immagini come l’ecografia o la risonanza magnetica.
Di solito, la radiografia è indicata solo nei casi in cui si sospetti il coinvolgimento di una lesione ossea. Una volta che avrà un quadro completo della situazione, lo specialista discuterà con il paziente le opzioni di trattamento più adeguate.
Lesioni profonde richiedono sempre l’intervento chirurgico per essere risolte, mentre le lesioni parziali di lieve entità possono spesso essere trattate esclusivamente con un approccio conservativo.
La Tecarterapia alla spalla
Nel caso di sospetta lesione della cuffia dei rotatori, la prima cosa da fare è sempre mettere il braccio a riposo, cercando di tenere l’infiammazione sotto controllo attraverso l’assunzione di Farmaci Antinfimmatori Non Steroidei (FANS).
Applicare alla spalla del ghiaccio per 15-20 minuti ogni ora può essere d’aiuto, specialmente se l’infiammazione deriva da una caduta o da un infortunio.
Se dopo qualche giorno di riposo i sintomi non sono scomparsi, sarà inevitabile ricorrere alla consulenza di uno specialista, che potrà effettuare una diagnosi accurata solo quando infiammazione e gonfiore saranno in buona parte riassorbiti.
La Tecar è un tipo di terapia fisica che viene utilizzata con successo da oltre 15 anni per il trattamento di lesioni dei tessuti molli.
La tecarterapia sfrutta il principio del condensatore: stimolando il tessuto danneggiato o infiammato migliora l’irrorazione di sangue al tessuto stesso, stimolandone la guarigione.
La tecarterapia può essere utilizzata come unico trattamento in casi di lesioni parziali e non troppo profonde o come ausilio al trattamento chirurgico nella fase si riabilitazione postoperatoria.
Qualità del centro e del macchinario
L’esperienza del fisioterapista che esegue il trattamento e la qualità del macchinario che viene utilizzato sono due elementi fondamentali per il successo di qualsiasi trattamento di Tecarterapia: sebbene sia utilizzata ormai da più di un decennio, si tratta infatti di una tecnica non banale, che non permette improvvisazioni.
Quanto dura un trattamento
Generalmente, la Tecarterapia alla spalla si esegue in cicli che durano fra i 20 ed i 40 minuti. Molto dipende comunque dalle caratteristiche del macchinario e dall’intensità dell’effetto desiderato. Spesso il trattamento si esegue in abbinamento ad altri tipi di terapia fisica, come per esempio la stimolazione manuale.
Quanti cicli bisogna fare
Vale anche qui il medesimo discorso fatto per la durata del trattamento: tutto dipende da qual è l’obbiettivo che ci si è prefissati. In ogni caso, sono spesso necessarie più sedute (fino a 15-20) per ottenere i risultati desiderati.
I risultati della Tecarterapia si valutano attraverso successive indagini ecografiche.
Quali saranno i benefici
Come ho accennato, la Tecarterapia permette un rilassamento dei muscoli, utile nel combattere l’infiammazione. Consente al calore di penetrare in profondità e di agire in maniera specifica su tendini e legamenti, oltre a stimolare un maggiore apporto di sangue nella zona vittima della lesione per favorirne la naturale guarigione.
Attraverso questa tecnica è possibile trattare le lesioni più lievi senza ricorrere alla chirurgia o stimolare il processo di guarigione dopo un eventuale intervento chirurgico ricostruttivo.