Il menisco è una parte anatomica che si sente nominare piuttosto spesso, in modo particolare se si seguono lo sport e le notizie sportive.
Gli infortuni ai menischi sono purtroppo abbastanza comuni in chi pratica attività sportiva, specialmente se si tratta di sport “di contatto” (come calcio, rugby, basket) o che prevedono bruschi cambi di direzione e di velocità (per esempio, sci e volley).
Cosa sono esattamente i menischi, a cosa servono? Sono quattro “cuscinetti” (due per ogni ginocchio) di tessuto molle che proteggono la parte superiore della tibia, nella zona che si articola con il femore, dall’attrito che si crea quando muoviamo il ginocchio e dai piccoli traumi che si verificano, per esempio, quando corriamo o spicchiamo un salto.
I menischi sono molto importanti per la salute delle gambe: funzionano un po’ come fossero delle piccole guarnizioni, garantiscono la stabilità del ginocchio e prevengono il deterioramento delle cartilagini, principale causa dell’artrosi.
Non è un caso che i pazienti in cui si rende necessaria la rimozione dei menischi abbiano una probabilità molto maggiore di soffrire precocemente di artrosi delle ginocchia, una patologia che influenza notevolmente la qualità della vita.
I tipi di lesioni al menisco
Per fortuna, in molti casi è possibile riparare le lesioni del menisco, specialmente quando sono diagnosticate per tempo.
Se si trascura una lesione simile, si rischia invece di aggravare la situazione fino al punto in cui non è più possibile suturare il danno, nemmeno attraverso un trattamento chirurgico.
Di seguito, ho elencato alcuni fra i più comuni tipi di lesioni del menisco.
- La lesione “a manico di secchio” consiste in uno strappo longitudinale del tessuto cartilagineo, che si è può estendere fino a causare il distacco di una parte del tessuto stesso;
- La lesione “a becco di pappagallo” è di forma semicircolare; di solito deriva da un danno radiale trascurato, che nel tempo si allarga fino ad assumere tale forma;
- La lesione “a flap” consiste in una lacerazione orizzontale (che non interessi il margine del tessuto meniscale) che degenera rapidamente se non è diagnosticata in modo tempestivo.
I singoli casi hanno comunque peculiarità uniche, che richiedono uno studio personalizzato.
Lo specialista, tenendo in considerazione le caratteristiche del singolo paziente, è in grado di elaborare una strategia che tenga conto delle peculiarità del singolo infortunio.
Le cause di rottura al menisco
La rottura del menisco può essere causata da molti fattori diversi ma in genere le lesioni si dividono in due gruppi:
- quelle causate principalmente da un evento traumatico, tipiche dell’età giovanile e spesso conseguenza di cadute, incidenti o infortuni sportivi;
- quelle determinate dall’usura, più diffuse in pazienti che hanno superato i 50-55 anni.
Queste ultime sono conseguenza soprattutto del naturale invecchiamento dei tessuti, che può renderli fragili e sensibili alla rottura anche per traumi di entità ridotta, che in situazioni normali non avrebbero conseguenze importanti.
I sintomi delle lesioni meniscali
A meno che non si accompagni ad altri infortuni causati dal medesimo trauma, non sempre una lesione del menisco è dolorosa, specialmente nell’immediato momento in cui si verifica.
Il paziente potrebbe avvertire uno schiocco o avere la sensazione che qualcosa si è strappato, ma è possibile che sia perfettamente in grado di camminare o addirittura di continuare normalmente l’attività sportiva.
È bene precisare che questa non è mai una scelta saggia, perché ovviamente si rischierebbe di aggravare ulteriormente il danno, rendendo quindi più complesso il trattamento ed allungando i tempi di recupero dall’infortunio.
Il dolore, il gonfiore e la sensazione di difficoltà nei movimenti del ginocchio possono comparire in un secondo momento, a riposo, quando la muscolatura si raffredda e si manifesta l’infiammazione. Talvolta il paziente resta comunque in grado di camminare autonomamente.
I tipi di intervento
La prima cosa da fare in caso di sospetta lesione del menisco è interrompere qualsiasi attività, specialmente se sportiva, mettere la gamba interessata a riposo e, appena possibile, applicare del ghiaccio.
Una buona soluzione è il metodo P.R.I.C.E.
Gonfiore ed infiammazione rendono molto più complesso formulare una diagnosi accurata e non di rado è quindi necessario attendere qualche giorno per procedere agli accertamenti di tipo strumentale (radiografia, ecografia e risonanza magnetica) che serviranno per pianificare il trattamento più adatto al singolo paziente.
Quando operare il menisco?
In caso di lesioni molto superficiali è talvolta possibile evitare l’intervento chirurgico ed optare per trattamenti di tipo conservativo, contando sulle capacità rigenerative del nostro organismo.
In tutti gli altri casi, specialmente se sono state danneggiate altre strutture anatomiche, si rendono necessarie la sutura del menisco o addirittura la sua rimozione, nel caso non sia possibile effettuare alcun tipo di riparazione.
Rimozione del menisco
Quest’ultima situazione si dovrebbe ovviamente evitare, per quanto possibile: come ho accennato nei paragrafi precedenti, l’assenza di uno o di entrambi i menischi di un ginocchio è un importante fattore di rischio per l’artrosi che colpisce l’articolazione.
Tuttavia, se non è possibile fare diversamente e c’è il rischio concreto che il tessuto lesionato crei impedimenti all’articolazione stessa, lo specialista può decidere per la rimozione totale o parziale del tessuto meniscale.
Sutura del menisco
L’intervento di sutura, se ha buon fine, consente di ripristinare in modo quasi totale la funzionalità dell’articolazione interessata.
Tuttavia, è necessario che vi siano ottime probabilità che la lesione si rimargini, altrimenti c’è il rischio concreto che il paziente debba essere sottoposto in seguito ad un ulteriore intervento per la sua rimozione. La sutura si può tentare più facilmente in pazienti più giovani, perché il loro potenziale rigenerativo di solito è maggiore.
I tempi di recupero dopo l’intervento al menisco
Dopo un intervento chirurgico di questo genere, la riabilitazione è importante nel determinare l’efficacia dell’intervento.
L’impegno del paziente nel seguire le indicazioni del team specialistico ha la stessa rilevanza delle capacità del chirurgo nel decidere quale sarà il risultato e se il paziente recupererà buona parte della funzionalità articolare.
I tempi dipendono molto dal tipo di intervento e dalle condizioni di salute del paziente ma, in generale, per fare in modo che il risultato sia durevole nel tempo, è importante continuare a svolgere attività fisica anche dopo il periodo di riabilitazione e mantenere il proprio peso corporeo entro livelli accettabili.
In genere, il paziente è in grado di ritornare a camminare senza aiuti nel giro di pochissimi giorni; fisioterapia e riabilitazione restano comunque della massima importanza per ottenere il miglior risultato possibile dalla procedura.
La riabilitazione dopo l’intervento è più rapida se la parte di menisco lesionata viene rimossa chirurgicamente.
Il paziente è solitamente in grado di camminare già dopo uno o due giorni dall’intervento e può ritornare alle normali attività dopo qualche settimana (2-4 settimane in rapporto all’entità e alla localizzazione della lesione).
La riabilitazione è invece più lunga se il menisco viene riparato chirurgicamente (intervento di suturazione).
In questo caso si dovrà camminare con l’ausilio di una ginocchiera che impedisca la flessione per 20 giorni e non si dovrà caricare per 30 giorni.