Buongiorno,
volevo condividere con tutti Voi che seguite il mio sito internet e la mia pagina Facebook, l’esperienza che sto affrontando in questo periodo in Sicilia.
È la seconda volta che vado a Palermo per visitare dei pazienti e mi sono da subito trovato a mio agio, conoscendo persone volenterose e convinte che la qualità nel lavoro possa portare ad una crescita costruttiva.
Sono stato contattato per un progetto di riqualificazione della sanità regionale e del meridione in generale.
L’idea che mi ha da subito affascinato, essendo io di origini campane ed amando lo spirito, il calore e la solidarietà della gente del Sud Italia, è quella di portare la professionalità e la competenza in specifiche attività chirurgiche cosiddette di “nicchia” al servizio e in casa propria, con l’intento più che nobile di mettere un freno alla continua migrazione al Nord di pazienti che spesso devono affrontare i cosiddetti viaggi della speranza per potersi operare.
La chirurgia artroscopica della spalla soprattutto, e del ginocchio, sono fra le tecniche che maggiormente richiamano i pazienti al Nord.
Mi lusinga l’interesse che la mia esperienza e professionalità ha suscitato e spero vivamente che le difficoltà burocratiche vengano risolte in breve tempo, in modo da poter iniziare quanto prima questa esperienza e poter insegnare a tanti volenterosi colleghi siciliani e non, quello che ho appreso in oltre 20 anni di esperienza lavorativa.
Quello che non tutti sanno è che operare la spalla in artroscopia richiede una curva di apprendimento molto lunga e tortuosa (io mi sono sentito chirurgo fatto e finito dopo 3 anni di pratica quotidiana).
Il motivo di tanta difficoltà è subito spiegato, a differenza delle altre articolazioni del nostro corpo, la spalla è l’unica a cui non si può applicare il laccio emostatico e pertanto il controllo del sanguinamento è di fondamentale importanza per poter effettuare l’intervento chirurgico.
Non basta infatti provare e riprovare tecniche e gestualità chirurgiche su modellini (o anche su cadavere) proprio perché in quei casi manca l’elemento più importante: il sangue.
Un chirurgo poco esperto e senza una guida potrebbe in pochi secondi trovarsi un campo operatorio completamente invaso da un liquido rosso intenso che ovviamente nelle esercitazioni sul cadavere non si può riprodurre.
È pertanto essenziale avere pazienza ed affiancare chirurghi esperti con una metodologia scolastica riproducibile ed avere tanta passione e voglia di imparare una delle chirurgie più affascinanti.
Mi auguro che questa mia scelta possa portare benefici ai miei pazienti o, semplicemente, a chi ha un problema alla spalla o al ginocchio e migliorare la loro qualità della vita.